domenica 10 febbraio 2013

CRESCIONE



Caratteristiche


Il crescione, il cui nome scientifico è “Nasturtium officinalis”, ma viene chiamato anche crescione d'acqua, è una pianta erbacea perenne, che presenta un aspetto liscio e lucente ed è conosciuta fin dai tempi antichi come “l'insalata che guarisce”.Il consumo delle foglie di crescione si caratterizza per essere consigliato solamente a quelle persone che possono vantare una buona salute.
Nel momento in cui i fusti diventano eretti, possono raggiungere un'altezza pari a mezzo metro, mentre le foglie si caratterizzano per avere dei margini interi o dentati.
I fiori del crescione, invece, si caratterizzano per avere una tipica colorazione bianca, riuniti all'interno di modesti corimbi e sono costituiti da ben quattro petali; la fioritura avviene nel corso del periodo compreso tra aprile ed agosto in base alla località che viene considerata.
Il crescione ha la particolare caratteristica di dover essere consumato fresco, altrimenti perde tutte le sue proprietà benefiche.
I persiani utilizzavano il crescione come alimento ideale per i bambini, perché ritenevano che le sostanze nutritive che contiene fossero in grado di rendere migliore lo sviluppo dei bambini stessi.
I romani, invece, ritenevano che il crescione fosse un ottimo afrodisiaco, che riusciva a trasmettere all'intero organismo una buona sensazione di benessere.

Coltivazione


crescione2 Il crescione viene chiamato comunemente “d'acqua”, proprio per via del fatto che si sviluppa lungo fossi, ruscelli o, in ogni caso, nelle zone boschive caratterizzate da un elevato livello di umidità.Fino a qualche decennio fa, questa pianta si sviluppa molto più frequentemente, mentre al giorno d'oggi l'inquinamento delle acqua è una delle principali causa della sua diffusione ridotta.
Per quanto riguarda l'esposizione, la pianta deve essere collocata principalmente in un luogo ombreggiato, dato che il crescione predilige i luoghi umidi.
La moltiplicazione di questa pianta avviene per semina primaverile o per divisione dei cespi.
Nella maggior parte dei casi, il crescione viene raccolto nel corso del periodo compreso tra maggio e giugno e vengano utilizzate sia le foglie che i fiori.
Il crescione, una volta terminata la fioritura, non è più buono per essere consumato, dato che diviene troppo acido.

Principi attivi


All'interno della pianta di crescione possiamo trovare glucosidi solfotiocianici, iodio, sali minerali (in particolar modo ferro), vitamina A, vitamina B1, B2 e C.

Proprietà


La pianta di crescione si caratterizza per avere diverse proprietà benefiche ed è estremamente diffusa in campo erboristico ed omeopatico per via della sua notevole ricchezza in vitamine e minerali ed è compresa spesso nelle formulazioni depurative e nelle cure depurative che si effettuano a primavera.Il crescione può anche essere consumato fresco, come insalata, in compagnia di tarassaco e Ortica.
Il crescione presenta notevoli proprietà benefiche, come ad esempio quelle detergenti, ma anche diuretiche e stimolanti.
Si tratta di un'erba che è estremamente ricca di sali minerali e vitamine, che risultano davvero molto importanti per la crescita delle ossa e viene frequentemente sfruttato anche per un effetto benefico sulla vista e per i processi di coagulazione.
Il crescione non deve essere consumato da tutti quei soggetti che sono colpiti da infiammazioni alle vie urinarie, dato che potrebbe anche portare ad un aggravamento della malattia, mentre è particolarmente consigliato come disintossicante dal fumo.

Uso


La pianta di crescione viene utilizzata frequentemente per le cure di primavera, ma anche per curare le forme bronchiali croniche.Nel caso in cui venga consumato crudo, in determinati soggetti potrebbe provocare delle cistalgie, anche se transitorie, causate probabilmente dall'azione irritante che viene svolta dal componente solfocianico.
In seguito alla cottura, dovrebbe rappresentare un alimento perfettamente tollerato.
La presenza di glicosidi solfotiocianici potrebbe andare a svolgere un'azione benefica sulle secrezioni bronchiali: ad esempio, l'uso di tale pianta veniva consigliato, in modo particolare, in tutte quelle forme bronchiali croniche in cui riusciva a favorire l'espettorazione.
Alla pianta di crescione si può anche assegnare un ottimo ruolo terapeutico, soprattutto per quanto riguarda il trattamento delle anemie ipocromiche microcitiche.
Si tratta di un'attività che è stata verificata in relazione alla presenza del ferro e di altri minerali, come ad esempio zinco, rame e manganese.
Inoltre, sarebbe in grado anche di svolgere un'azione ipoglicemizzante, oltre ad avere un effetto inibente per quanto riguarda lo sviluppo dei tumori sperimentali.
Da tantissimo tempo, ormai, il succo fresco di crescione viene sfruttato per bloccare la caduta dei capelli e favorirne la crescita per merito dell'azione iperemizzante che viene svolta a livello del cuoio capelluto.
La pianta del crescione presenta anche un uso dermatologico, sopratutto come ottimo rimedio per contrastare gli eczemi.
L'azione stimolante che viene svolta da questa pianta è conosciuta da tempo immemore, visto che già Ippocrate precisava di usarla come espettorante.

fonte

FARFARACCIO



Il farfaraccio è una pianta erbacea perenne originaria delle aree a clima temperato freddo. Annovera diverse specie e appartiene alla famiglia delle Compositae o Asteraceae. Il nome botanico è Petasites per via delle grandi foglie a forma di cuore che richiamano quelle di un grande cappello. Questa pianta era conosciuta fin dai tempi dell’antica Roma, dove i botanici di allora la usavano ai tempi di Nerone attribuendogli lo stesso nome. Le specie sono molto varie e per questo variano anche i loro nomi, tra cui troviamo il Tussilago petasites hybridus o Tussilago farfara o farfaraccio comune, il Petasites pyrenaicus e il farfaraccio bianco ( Petasite bianca). Questa pianta si sviluppa nelle zone montane e boscose, in luoghi freschi e ombreggiati, ma anche vicino alle sorgenti dei fiumi. In base alla specie può fiorire all’inizio o alla fine della primavera, da marzo a maggio, anche se alcune varietà si sviluppano a gennaio. In Italia cresce nelle zone alpine, specie la varietà petasite bianca. Il farfaraccio è conosciuto anche come bàrdano domestico, erba per la tegna, lampazzo, petrasita, barbaz, tossilagine maggiore, barde e lavassa. Si presenta con un fusto alto fino a 120 centimetri con foglie che nascono dopo la fioritura. Il farfaraccio è un tubero cioè le gemme sono sottoterra dove si trovano i rizomi e le radici. I fiori hanno una classica forma a campanaccio di colore giallo, bianco e rosa violetto. Il frutto ha la caratteristica di ricoprirsi della classica peluria detta “pappo”.

Proprietà


farfaraccio2 Il farfaraccio è una pianta dalle riconosciute proprietà officinali. L’erboristeria tradizionale usava gli estratti di farfaraccio per curare la tosse, l’asma e la rinite allergica. La tradizione popolare usa il farfaraccio anche per curare i disturbi del tratto uro-genitale, gastrointestinale, la colecisti e l’emicrania. Sembra che gli estratti di farfaraccio abbiano anche proprietà spasmolitiche., cioè inibenti gli spasmi della muscolatura liscia, infatti si usano per alleviare i dolori mestruali. Le benefiche proprietà del farfaraccio si devono ai suoi componenti principali, quali etasina e isopetasina. Si tratta di due sostanze con un forte potere vasodilatatore che permette di ridurre i fastidi dell’emicrania, inibendo il rilascio delle sostanze che scatenano il mal di testa. Gli estratti della pianta inibiscono anche il rilascio di istamina, la sostanza responsabile dell’infiammazione alla base della congestione nasale e della rinite allergica. Essendo anche emollienti, i principi attivi del farfaraccio favoriscono anche l’espettorazione, calmando il sintomo della tosse. Altri usi della pianta si riferiscono alla sua attività contro l’eccitazione nervosa e l’insonnia. Tra i suoi principi attivi ricordiamo anche: prodotti a base di zolfo, alcaloidi, flavonoidi, sali minerali e inulina. Proprio per la presenza degli alcaloidi, l’uso di estratti di farfaraccio è sconsigliato a chi soffre di problemi epatici.

Come si usa

Le parti del farfaraccio usate in erboristeria sono le foglie, i rizomi o radici e i capolini dei fiori. Per calmare la tosse si usano le foglie appena raccolte, da cui si ottengono infusi e tisane. La dose consigliata di infuso è di due, tre tazze al giorno da assumere per non più di un mese. L’infuso di foglie si usa in caso di mal di testa, tosse, asma, allergie e altri disturbi dell’apparato respiratorio. Un uso prolungato, infatti, potrebbe danneggiare gravemente la funzionalità epatica. L’infuso di foglie si usa anche per applicazioni esterne, utili in caso di arrossamenti o irritazioni della cute. Le foglie fresche trovano applicazione anche nella cosmesi dove si consiglia di applicarle fresche sul viso per ottenere un effetto decongestionante. Le foglie del farfaraccio si possono anche applicare tritate in caso di bruciature e infiammazioni e per lenire delle piaghe. Alcune parti del farfaraccio sono anche commestibili. I gambi delle foglie giovani, nella varietà petasites hybridus, infatti, si possono consumare bolliti e mescolati con delle bietole. Hanno un sapore simile a quello degli asparagi. Alcune popolazioni, come i giapponesi, usano i picciolo della varietà petasites japonicus come ortaggi arrosto o in salamoia. Il farfaraccio viene anche impiegato per sostituire il sale da cucina, ma il suo consumo deve essere moderato e limitato per via della presenza degli alcaloidi epatotossici. Se ne sconsiglia l’uso anche in gravidanza e allattamento.

Farmacia

  • Sostanze presenti: olii essenziali, glucoside, mucillaggini, tannini, e sali minerali vari
  • Proprietà curative: nella medicina popolare queste piante vengono usate per le loro proprietà vulnerarie (guarisce le ferite), sedative (calma stati nervosi o dolorosi in eccesso), bechiche (azione calmante della tosse) ed emmenagoghe (regola il flusso mestruale)
  • Parti usate: rizomi, capolini e foglie. Le foglie hanno la proprietà di calmare la tosse, mentre invece appena raccolte vengono applicate sulle ulcere per ottenere una rapida cicatrizzazione.

Cucina

In Giappone si consumano, facendoli arrostire al fuoco, i piccioli della Petasites japonicus; ma si usano anche come sottaceti o in salamoia. Gli eschimesi dell'Alaska usano invece Petasites frigidus come ortaggio. Anche alcune tribù delle zone montuose della California del nord si cibano dei piccioli (e delle foglie) del Petasites palmatus. Un altro impiego che vene fatto frequentemente con le piante di questo genere è come sostituto del sale da cucina (dalle ceneri dopo bruciatura). Viene comunque consigliato un uso edule moderato di queste piante in quanto contengono alcuni alcaloidi epatotossici (alcaloidi pirrolizidinici)

 fonti
http://www.giardinaggio.net/erboristeria/fitoterapia/farfaraccio.asp
http://it.wikipedia.org/wiki/Petasites